Il Fotodinamismo futurista, movimento artistico nato nella seconda decade del ‘900 dall’ingegno di Anton Giulio Bragaglia, ha rappresentato in immagine il “dinamismo effettivo, realistico, degli oggetti in evoluzione di moto reale”.
Se cerchiamo su Internet la parola “fotodinamismo” le risposte sono associate al Futurismo a conferma che nell’immaginario collettivo il Fotodinamismo è vissuto come una declinazione del Futurismo. Ma è proprio così?
D’altronde il primo a sancire questa associazione di idee è stato proprio lo steso Anton Giulio Bragaglia che intitolò Fotodinamismo futurista il suo saggio sulla Fotodinamica.
Fotodinamismo futurista e contemporaneo
E’ lecito però porsi la domanda: il Fotodinamismo può vivere da solo senza il Futurismo?
Per rispondere ripercorriamo brevemente la straordinaria avventura di Bragaglia e della sua Fotodinamica.
La Fotodinamica perduta
I risultati in prima pagina dei motori di ricerca per la sola parola chiave “fotodinamica” riguardano una certa “terapia fotodinamica per la cura di alcune affezioni cutanee”.
Che peccato! E’ triste constatare che si è perso nel tempo l’importanza del significato di Fotodinamica così come lo intendeva Bragaglia.
La Fotodinamica dei fratelli Bragaglia, presentata nel 1911 e pubblicata da Anton Giulio Bragaglia sul suo saggio Fotodinamismo futurista, aveva come ” .. scopo il ricordo della sensazione dinamica di un movimento e la sua sagoma scientificamente fedele, anche nella dematerializzazione ..”.
La Fotodinamica bragagliana è quella tecnica fotografica che consiste principalmente nel riprendere un soggetto in movimento con tempi di esposizione lunghi e luce radente su fondo scuro. Significato che oggi viene confinato ai cultori del mosso creativo e dell’intentional camera movement.
Il discredito futurista
I futuristi avevano con la Fotodinamica un rapporto travagliato. Umberto Boccioni, tra gli oppositori più accesi, considerava la fotografia un’arte minore sia per la facilità d’uso dello strumento che per la staticità dell’immagine prodotta.
Però il suo pregiudizio sulla Fotodinamica, che di dinamismo ne aveva e come, celava probabilmente altre motivazioni corporative quando nel settembre del 1913, in occasione di una mostra futurista, scriveva così al gallerista Sprovieri:
“Mi raccomando, te lo scrivo a nome degli amici futuristi, escludi qualsiasi contatto con la fotodinamica del Bragaglia. È una presuntuosa inutilità che danneggia le nostre aspirazioni di liberazione dalla riproduzione schematica o successiva della statica e del moto .. Immagina dunque se abbiamo bisogno della grafomania di un fotografo positivista del dinamismo .. Dinamismo sperimentale. Il suo libercolo mi è sembrato, e così agli amici, semplicemente mostruoso. Grottesca la prosopopea e l’infatuazione sull’inesistente.”
Il Fotodinamismo futurista rifiutato dai Futuristi
Nell’ottobre 1913 su Lacerba, Boccioni, Balla, Carrà, Severini, Russolo e Soffici furono ancora più determinati nell’attacco alla Fotodinamica futurista di Bragaglia scrivendo il seguente Avviso:
“Data l’ignoranza generale in materia d’arte, e per evitare equivoci, noi Pittori futuristi dichiariamo che tutto ciò che si riferisce alla fotodinamica concerne esclusivamente delle innovazioni nel campo della fotografia. Tali ricerche puramente fotografiche non hanno assolutamente nulla a che fare col Dinamismo plastico da noi inventato, né con qualsiasi ricerca dinamica nel dominio della pittura, della scultura e dell’architettura.”
I dirigenti futuristi non potevano essere più chiari: la Fotodinamica non era “materia d’arte” come non lo era la fotografia.
Il riconoscimento tardivo
Il Futurismo ufficiale cominciò ad interessarsi della fotografia solo quando nel 1930 Filippo Tommaso Marinetti e Guglielmo Sansoni (Tato) pubblicarono il Manifesto della fotografia futurista che riconosceva, anche se superato, il Fotodinamismo o fotografia del movimento.
Troppo tardi per Bragaglia che aveva già desistito dall’inseguire i mulini a vento e troppo tardi anche per la fotografia futurista che non si seppe ritagliare uno spazio significativo.
Manifesto della fotografia futurista
Il Fotodinamismo è futurista?
Non ci siamo dimenticati della domanda con la quale abbiamo aperto la discussione e, nonostante quanto abbiamo scritto, ci sembra ancora arduo dare una risposta che sia univoca. Di risposte ce ne sono due, forse perché il sostantivo Fotodinamismo è la sintesi di due parole, fotografia e dinamismo.
La prima, focalizzata sulla parola dinamismo, considera come Anton Giulio Bragaglia avesse tutte le sue buone ragioni per definire futurista il Fotodinamismo. Non solo perché la Fotodinamica era in perfetta aderenza alle tematiche artistiche futuriste, ma anche perché il suo inventore era proprio figlio del suo tempo, del primo Futurismo, quello originale.
La seconda risposta è focalizzata sulla parola fotografia. Riguarda il fatto che non serve l’accreditamento futurista a definire compiutamente il Fotodinamismo. Basta l’originalità della Fotodinamica in sé a certificare il suo grande valore storico, intellettuale e artistico.
Allora, se ai posteri viene consegnata la responsabilità dell’ardua sentenza, ciascuno può scegliere la prima o la seconda risposta.
Io che sono un fotografo futurista contemporaneo scelgo la seconda.
Fotodinamismo e basta
Allora il Fotodinamismo è il meraviglioso incunabolo che Anton Giulio Bragaglia ha consegnato alla storia “.. per un progresso nella fotografia: e questo per purificarla, nobilitarla ed elevarla veramente ad arte ..”.
Alla memoria del mio maestro dedico le fotografie contenute in questa pagina, fotografie da me scattate tra il 1972 e il 2019 a dimostrazione che il Fotodinamismo può essere anche contemporaneo.
Commenti
Che bella scoperta. Arrivata su questa pagina in seguito a una ricerca sul fotodinamismo, ho curiosato fra le raccolte.
Sono stata colpita dalle immagini di Milano.
Un mosso consapevole che dà vita anche ad un banale grattacielo e apre alla fantasia percorsi sempre nuovi.