L’originale in fotografia analogica
Nella fotografia analogica la questione dell’originale risulta evidente.
La pellicola negativa, impressionata nello scatto e successivamente sviluppata, è solo una matrice. Non si può chiamare originale perché il processo fotografico non è concluso. Si conclude solo con la stampa della sua copia positiva su carta fotografica.
Tuttavia chi conosce la fotografia analogica sa bene che stampare dal negativo è di per sé un fatto creativo. Modificando alcuni parametri nel processo di riproduzione si possono anche ottenere risultati diversi.
L’unicità dell’opera fotografica si verifica soltanto se il fotografo dichiara che ne esiste una sola copia e che ha distrutto il negativo.
A quanto sopra fanno eccezione i dagherrotipi dell’800 oppure le diapositive a colori e le Polaroid del ‘900. Questi sono a tutti gli effetti pezzi unici e originali di fotografia analogica.
L’originale digitale
Invece di impressionare una pellicola la fotocamera digitale genera un file elettronico contenente un codice binario che identifica la fotografia in modo univoco.
Per essere convertito in immagine però questo file deve subire un processo elettronico che lo rappresenti su un video o sul Web. Inoltre il file può essere inviato ad una stampante digitale che lo riproduca su carta.
Il codice binario registrato su file elettronico è la matrice della fotografia digitale, come lo è la sua immagine visualizzata su vari supporti. Anche il QR CODE è una matrice che, tramite Internet, consente di riprodurre l’immagine.
Così le copie fotografiche siglate e numerate dai fotografi, sia che provengano da matrici analogiche o digitali, si considerano autentiche e originali anche se sono copie.
Attenzione a considerare unici, autentici e originali i file elettronici inseriti in Blockchain. Bisogna fidarsi di chi lo dichiara.