Mantova non è solo una città ma un sogno rinascimentale che mi corre incontro ogni volta che percorro le vie del centro.
I turisti ammirano l’arte e i cittadini passeggiano lungo il corso incontrando gli sguardi di amici e di amori, così come succedeva al tempo dei Gonzaga.
Conosco questa città per averci vissuto vent’anni e ancora oggi, quando la frequento, mi appare come uno scrigno d’oro contenente tesori di vera bellezza che riempiono l’anima in una sequenza infinita.
Tutto a Mantova ricorda la storia di un mondo passato che si respira ancora oggi, di giorno in giorno.
Ogni percorso tra le vie del centro sfocia sull’acqua di un lago calmo e accogliente che avvolge la città in una visione onirica senza tempo.
Giacomo Bucci
Mantova
2020
Commenti
Ho goduto con piacere questa passeggiata mantovana su cui si è aperta la pagina. Devo ammettere che le antiche pietre, i palazzi storici, messi in movimento mi creano un certo malessere, una specie di vertigine da perdita delle radici. Percepisco come una mano diabolica nella distorsione delle forme. Ma l’effetto di spaesamento è fortissimo e riuscito. La serie sull’acqua invece ritrova la poesia di altri scatti precedenti, rinvigorisce il moto dell’acqua o del personaggio, o crea atmosfere oniriche in cui è bello perdersi.
La prima volta che ho visto queste foto le emozioni che hanno prevalso in me sono state un misto di gioia e nostalgia: gioia per aver riconosciuto i luoghi della mia città natale e nostalgia per il fatto che manco dalla “mia Mantova” da ormai 20 anni. Lì ho passato le “stagioni” migliori della vita (secondo me infanzia e giovinezza) e osservando bene le foto mi sono riconosciuto all’interno di ognuna di esse come un soggetto o parte di un luogo che hai fotografato: mi rivedo a fare le “vasche” con gli amici in Piazza Marconi, visitare Sant’Andrea, passeggiare con la famiglia per piazza delle Erbe, ritrovarmi nel mezzo di piazza Sordello, visitare il palazzo Ducale, il castello di San Giorgio, osservare il Rio che attraversa la città, navigare tra i laghi che la circondano e la “proteggono”. Tutte le foto che hai fatto le trovo bellissime perché rispecchiano anche lo stile di vita della nostra città: è una città che si “muove” sì, ma con un tempo che sembra rimanere al di fuori dei ritmi frenetici della vita odierna, una città rinascimentale piena di storia e di cultura, una città ancora a “misura d’uomo”.
Grazie di cuore per le emozioni che mi hai dato con queste fotografie.
Ho guardato con attenzione le 21 foto di La Mia Mantova. Le ho guardate più volte perché ho provato ad immedesimarmi in Lei quando le ha scattate e a cercare di immaginare come le avrei scattate io, consapevole del fatto che pochissime volte mi sono rapportato a soggetti quali architetture/paesaggi ma solo a persone e statue .. A guardarle nel loro insieme mi piace l’atmosfera che restituiscono, complici sia la simile resa tonale che una generale mancanza di figure umane (tranne la prima che peraltro è tra quelle che mi piacciono molto).
Non le nascondo che ho una personale propensione per la presenza di figure umane pertanto le due con figure in bicicletta mi piacciono moltissimo .. : della 4° del primo blocco trovo delizioso il modo in qui è stata resa la figura in bicicletta e il moto della stessa; della 6° dell’ultimo blocco è bella la composizione e il senso dinamico accentuato dalla bicicletta che procede verso la fine della strada (forse peccato per la resa del cielo .. completamente bruciato poteva essere un buon compromesso).
Sebbene non preferisca il movimento circolare devo riconoscere che su alcune lo trovo particolarmente indicato .. penso al ponte (6° del secondo blocco) o all’osteria. Trovo molto bella la barca e bellissima il ponte (ultimo blocco).
La franchezza mi impone di avanzare qualche perplessità per alcune foto che mi restituiscono la sensazione di un taglio troppo stretto .. tipo la 5° del secondo blocco e la 3° del primo .. un mezzo passo indietro forse dava più area. Di tutte invidio la resa della scia.
Guardando queste foto la mia emozione nasce dal sentirmi spiare la mia città dalla serratura, dallo spioncino di una porta chiusa, che tiene a distanza, accrescendo in me il desiderio di correre in piazza tra le persone.
Il contrasto tra l’astratto e le linee architettoniche rigide della città (quello che vede piegare imponenti muri dal mio stretto spioncino), lascia poi spazio al respiro di quelle leggere pennellate di colore in una natura così familiare in cui spesso amo perdermi.